Il mestolo, Casorati di Andrea Inglese

Il mestolo, Casorati di Andrea Inglese

Casorati, Il mestolo, 1933

Una carta moschicida dorata – certo che no –
(potrebbe essere un’ocra, allora, a quest’ora, che lo guardiamo
molto stanchi, come ubriachi, sul solito schermo)
e pendono, catturati, impaniati, le tazze e il mestolo,
nessuna mosca in vista, e pendono
in verticale, a strapiombo, sullo stagno di sfondo
– sarà per forza, per via del colore, è un’acqua
rancida, buia, dove non mettere piede,
non intingere mani – e sopra questa tela chiara,
forse solamente giallognala, come un libro squadernato,
e le parole stampate che sono cose appese in rilievo,
tutto ripido, frontale, da leggere, elementi di qualche
materiale alfabeto, così ecco le tazze
che scompaginate accompagnano,
incollate di fronte e di profilo, morte, mentre il mestolo,
il mestolo forse
ha questa luminosità – musicalità stavo
per scrivere – il mestolo soprattutto
riflette la luce, irrora anche bellezza
dalla cavità, è traslucido, argentatura, 
guizzo di luce, intriso d’immagini,
quasi un’arma di traverso
per semplicemente raccogliere, e versare, un sistema
chiuso, eternamente assetato, affamato, che attende
la spartizione, la manna, la cosa commestibile
e potabile, che rimetta in piano 
l’apparato della fame e della sete,
l’insegna nuda, povera, di quel 
che le imperfette mani animali
non sanno tenere
tra le dita.


Andrea Inglese

Poeta, saggista e traduttore, Inglese è tra i fondatori di «Nazione Indiana» e curatore di «Per una critica futura. Quaderni di critica letteraria», oltre a essere nel comitato di redazione di «alfabeta2» e del sito di ricerca GAMMM. Tra le sue pubblicazioni si ricordano Bilico (Edizioni D'If 2004), Quello che si vede (Arcipelago Edizioni 2006), La distrazione (Luca Sossella Editore 2008), La grande anitra (Oedipus 2013), Lettere alla reinserzione culturale del disoccupato (Italic 2013) e Parigi è un desiderio (Ponte alle Grazie 2016).